Percorso Formativo sul Fund Raising del CSV Basilicata: la testimonianza di Stefania Persia

Marianna Martinoni in una foto ricordo con Giuseppe Frega e Stefania Persia, partecipanti per l’A.P.S. Giallo Sassi
Perché seguire un corso sul Fund Raising? E’ questa la domanda che si sono posti i volontari dell’associazione che hanno seguito il Corso sulla Raccolta Fondi organizzato dal Csv Basilicata dal 21 Novembre al 12 Dicembre 2015. L’aspettativa maggiore riguardava la possibilità di acquisire nuovi e competitivi strumenti di raccolta fondi, per aumentare le entrate utili al finanziamento del progetto sociale dell’Associazione, il progetto della Comunità Educante.
Sicuramente il corso non ha deluso le attese. Il risultato maggiore, tuttavia, è stato un ribaltamento del punto di vista associativo. Nella prospettiva guadagnata, riflettere sulle strategie di raccolta fondi, ha significato innanzitutto indagare a fondo la nostra Mission e valutare il modo in cui siamo percepiti.
Fondandosi sulle relazioni e sul rapporto di fiducia con i donatori, il fund raising richiede un ripensamento del modo in cui ci si comunica all’esterno: la nostra Mission è chiara? il nostro progetto leggibile e comprensibili? la nostra contabilità è trasparente?
Non basta promuovere progetti utili ed interessanti per il Territorio e la Comunità per farceli automaticamente sostenere. Bisogna saperli condividere e spiegarli nel modo giusto affinchè un potenziale donatore ne percepisca la necessità e si spenda per esso. Il donatore a cui ambire non è chi finanzia una tantum, ma chi coglie la valenza sociale del nostro progetto e, ponendosi al nostro fianco, condivide le proprie risorse per realizzare insieme a noi quel progetto.
In quest’ottica, contribuire alla costruzione di un progetto significa non solo finanziarlo ma anche mettere a disposizioni materiali, strutture, competenze, idee, entusiasmo. Può significare ad esempio condividere la propria rete, promuovere ambasciatori, contribuire a comunicare la nostra mission, aumentare il numero dei volontari.
In ultimo abbiamo avuto modo di definire un approccio più incisivo nelle richieste di sostegno economico fatte ai nostri interlocutori. Abbiamo finalmente compreso che, a fronte di un contributo, il nostro donatore ricava un beneficio che può essere produttivo (in termini di immagine, pubblicità ecc.) ma anche e soprattutto personale (in termini di soddisfazione, gratificazione, piacere del dono). Tra noi e il donatore dobbiamo interporre il progetto. La richiesta di un contributo, infatti, non è la richiesta di un piacere fatto a titolo personale ma è l’offerta di un’opportunità, l’occasione di fare qualcosa di buono per la società e di riceverne una gratificazione. Ciò implica un cambio di atteggiamento nei confronti del benefattore nel momento in cui si formula la richiesta. Non più il disagio, l’imbarazzo ma la consapevolezza di offrire un’opportunità.
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